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Ritratto legale di artista ai fornelli: com'è nato “FoodLaw”

2017-07-31 In cucina Santa Teresa d’Avila levitava. Senza arrivare a tanto, le creazioni degli chef possono far volare anche noi. Per questo, l’originalità di un’opera gastronomica è giusto che venga riconosciuta, se sussiste, e adeguatamente difesa. Beneficiando, per esempio, di una serie di vantaggi offerti dalla normativa sul diritto d’autore o da quella sulla segretezza delle informazioni aziendali.
A sistematizzare questo delicato tema, hanno pensato Carmine Coviello e Davide Mondin, autori del libro FoodLaw. La tutela della creatività in cucina (Edizioni Plan, 2017), scritto in collaborazione con ALMA-La Scuola internazionale di cucina italiana.
Ne parliamo con Davide Mondin: laureato in giurisprudenza e specialista in valorizzazione del patrimonio alimentare e gastronomico, è docente presso ALMA, dove insegna Normativa per la tutela e la promozione dei prodotti tipici, e all’Università telematica San Raffaele di Roma, dove è contitolare del corso di Gastronomia.
Com’è nato questo libro, Davide?
«L’idea l’ha avuta Carmine, che è un avvocato specializzato in arti, musica e spettacolo. Sono venuto a conoscenza della sua idea editoriale qualche anno fa: avevo visto su internet che voleva fare uno studio sulla proprietà intellettuale nel mondo del cibo. Anch’io stavo pensando da tempo di compiere uno studio simile… Così, ci siamo conosciuti e abbiamo deciso di scrivere insieme questo testo, ciascuno con le proprie competenze».
Esistevano già libri sul tema?
«Credo che, all’epoca, di monografie sull’argomento, ossia testi che lo trattassero in modo completo, non ce ne fossero. Nel mio settore, esistevano dei saggi su riviste specializzate, che trattavano il tema dal punto di vista del diritto d’autore o del diritto industriale, già a partire dagli anni Sessanta del Novecento. Ma non mi sono mai imbattuto in un vero e proprio volume, che accompagnasse una persona con questi interrogativi, cercando di ipotizzare soluzioni alla specifica questione della tutela della creatività in cucina, dall’inizio alla fine, dall’idea alla realizzazione dell’oggetto fisico, ricetta o piatto che sia, e si prendesse la briga di trattarne tutti gli aspetti».
Quali sono state le difficoltà principali che avete incontrato?
«Il problema maggiore è stato proprio trovare le fonti. Una volta trovate, abbiamo dovuto costruire un ragionamento giuridico coerente e poi individuare le lacune, gli aspetti sui quali mancava una riflessione. E lì abbiamo provato, senza la pretesa di offrire rimedi definitivi, a fornire delle soluzioni per coprire i vuoti esistenti. Il metodo che abbiamo seguito è stato quello della scienza giuridica, provando a fornire un contributo originale alla ricerca sul tema, ma ci assumiamo il rischio di aver proposto letture e interpretazioni su cui qualcuno potrebbe non essere d’accordo. Pertanto, vorremmo stimolare un dibattito, attendendo anche consigli da chi voglia fornire soluzioni diverse dalle nostre» (segue).

Mariagrazia Villa

Carmine Coviello e Davide Mondin, FoodLaw. La tutela della creatività in cucina, ALMA-Edizioni Plan, 2017, pagine 132, euro 27.

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