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Originalità in cucina: le forme di tutela suggerite da “FoodLaw”

2017-08-02 Come difendere l’opera del proprio ingegno in cucina? E, attenzione, la domanda vale sia per i cuochi professionisti che per i semplici appassionati.
Di certo, fossati e coccodrilli servono a poco, ammesso che uno abbia a disposizione sia i primi sia i secondi. È ben più utile capire se esistano strumenti giuridici che, se correttamente applicati, permettono di proteggere l’originalità delle proprie creazioni in ambito gastronomico, di goderne i frutti morali ed economici e di opporsi con efficacia a eventuali plagi, attacchi e contestazioni. Ha provato a capirlo l’utilissimo FoodLaw. La tutela della creatività in cucina (Edizioni Plan, 2017), scritto da Carmine Coviello e Davide Mondin, in collaborazione con ALMA-La Scuola internazionale di cucina italiana.
Continuiamo la nostra intervista a Davide Mondin, cercando di comprendere meglio il tema del talento creativo, quando applicato ai fornelli.
Il fatto, Davide, che ciascuno di noi possa desiderare di tutelare legalmente l’originalità di una propria opera gastronomica, non rischia di ingenerare la falsa idea che siamo tutti chef?
«Sono assolutamente d’accordo. Ma è importante precisare che esistono diversi livelli di creatività e, solo al di sopra di una certa soglia minima, è ragionevole ipotizzare forme di tutela. Anzitutto, un’idea, per essere tutelabile, deve avere in sé una sua originalità, ossia distinguersi da tutto quello che già esiste, e possedere un valore creativo, se non altro per la particolare modalità con cui è espressa. Se un’azienda, per esempio, scrive il libretto di istruzioni di un elettrodomestico e il suo modo di spiegare i concetti è sufficientemente originale e distinguibile, non stiamo certo parlando di Alessandro Manzoni, ma se c’è un minimo di apporto personale, questo merita di essere difeso, a prescindere dal contenuto».
Nel caso delle ricette di cucina?
«Prima di tutto mi chiedo: sto cercando di tutelare lo scritto che spiega una ricetta (a prescindere dal contenuto, che potrebbe essere più o meno innovativo) o l’oggetto fisico che deriva dalla sua applicazione (cioè il piatto o il prodotto) oppure ancora la tecnica con cui l’ho ottenuto o, infine, il “nome” di ciò che no ideato? In tutti questi casi ciò che si cerca è godere dei frutti morali ed economici della propria creazione. Ora, è più probabile che un piatto dal contenuto innovativo e geniale venga in mente a uno chef, a qualcuno che ha una determinata formazione ed esperienza. Una creazione gastronomica originale solitamente è il risultato di un pensiero, di uno studio e di un impegno costanti, raramente di un guizzo casuale o di un colpo di fortuna. Ragionando da “tecnici” del diritto, insomma, ci sembra ragionevole dire che non è il caso né di mortificare né di esaltare l’autostima dell’amatore che si cimenta ai fornelli in ambito domestico, cosi come non è opportuno assecondare in ogni caso la vanagloria del professionista che si crede sempre e comunque un artista. Quello che vogliamo far capire è che, a prescindere da chi sia il protagonista, per poter almeno ipotizzare qualche forma di tutela occorre raggiungere un livello minimo di creatività e ciò, in teoria, è alla portata di tutti».
Di cosa deve prendere coscienza chi crea un nuovo piatto?
«Del fatto che, quantomeno dal punto di vista morale, può ottenere, con un impegno modesto in termini di tempo e denaro, qualche forma di riconoscimento che, nella sua prima espressione, è la cosiddetta “data certa” di creazione. A prescindere dall’originalità del contenuto, cioè, l’autore di una ricetta può per lo meno attestare in modo ufficiale il giorno in cui si può considerare nata: a quel punto chi ne contesta la paternità dovrà dimostrare che ne aveva la disponibilità in un momento precedente, cosa non sempre semplice da provare. La marca temporale fornita dal portale MySocialRecipe è una prova dotata di valore legale, in quanto attesta l’esistenza di quella ricetta a quella determinata data, anche se il grado di originalità della ricetta stessa è tutto un altro discorso…» (segue).

Mariagrazia Villa

Carmine Coviello e Davide Mondin, FoodLaw. La tutela della creatività in cucina, ALMA-Edizioni Plan, 2017, pagine 132, euro 27.

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