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Food&Kitchen: risponde il fotografo Luigi Bussolati

2017-06-28 Al nostro miniquestionario, oggi risponde il fotografo parmense Luigi Bussolati. Diplomato in fotografia al Centro Riccardo Bauer di Milano, unisce da oltre trent’anni un’intensa e personale ricerca sulla fotografia a progetti di comunicazione, collaborando con diverse imprese, istituzioni, agenzie e riviste.
I due progetti più recenti sono “Well Tempered Sight”, dedicato a un anno intero di foglie, e “Ab Ovo”, imperniato sull’uovo, simbolo di creazione e di bellezza formale, oltre che alimento primordiale, di cui presentiamo qui qualche immagine in anteprima.
Il primo pensiero, Luigi, quando entri in cucina?
«Posso liberarmi dai pensieri».
Il piatto più rappresentativo della tua vita e perché.
«Pane, burro e marmellata. È l’unione alchemica degli opposti e genera una perfetta armonia. È la mia madeleine, vi ritrovo le mie radici e penso sia il principio di tutta l’alta pasticceria».
Cos’è per te il top in cucina?
«Il profumo finale della cottura del pane, che segue dopo una lunga ed attenta lievitazione. Fare il pane è come assistere ad un piccolo miracolo: tutti gli elementi si compongono e danno vita al nutrimento. Anche dopo anni è sempre un’emozione. Sono grato a chi che me lo ha insegnato».
Quale ingrediente non può mai mancare?
«Da discendente di casari, burro e formaggio».
Qual è l’oggetto più divertente che hai in cucina?
«Un grembiule bordeaux, regalatomi dalle mie figlie Agata e Anita, con la scritta in giallo “La cucina del papà che bontà”».
L’ultima volta in cui hai mangiato bene.
«Sabato scorso, a casa mia, con amici. Preparare il cibo per gli amici e condividerlo con loro lo rende sempre speciale».
In quale piatto vorresti cimentarti?
«Ho avuto dei timidi incontri, quando sono stato in Spagna, con la paella catalana, ma non l’ho ancora approfondita e onorata come vorrei».
Qual è la ricetta che ti viene meglio?
«Tutte quelle che mi connettono al pensiero di qualche persona, luogo o periodo della vita. Da tempo sto pensando e raccogliendo materiale per un’autobiografia/diario con ricette conosciute attraverso viaggi ed incontri. Tra le tante, oltre naturalmente a quelle di famiglia, sono per esempio affezionato ad un “aglio e olio a modo mio” che preparava in Australia il caro amico cuoco Marco, che ha anche cucinato a lungo per una riserva aborigena. Un “aio e oio” con un segreto che rende innocue anche grandi quantità d’aglio».
Quali qualità apprezzi in un cuoco?
«Il fatto che, attraverso un piatto, mi conduca dentro una storia».
Che significato ha per te il cibo?
«Il cibo è un connettore potentissimo di memoria e cultura. Nei suoi diversi aspetti di preparazione e condivisione, mi ricorda sempre che tutto è relazione».

Mariagrazia Villa

Fotografie: Luigi Bussolati

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