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Maria Pia Favaretto: per me il cibo è convivialità e condivisione

2017-10-06 La veneziana Maria Pia Favaretto è una creativa che sa far volare le idee, senza svolazzare. È forse questa la formula del suo successo: tenere il naso all’insù, ma sentire la pianta dei piedi ben appoggiata a terra.
Si occupa di comunicazione aziendale da oltre due decenni. Ha fondato e diretto Publica Srl, dal 1989 al 2006, un’agenzia di comunicazione d’impresa le cui campagne sono state adottate in molti paesi del mondo, tra cui Cina, Singapore, India.
Dal 2008 si è appassionata al lavoro di docenza con l’Università degli studi di Padova, dove ha insegnato Marketing e Comunicazione aziendale e, dal 2011, è docente di Communication Strategy and Media Planning nei corsi di laurea magistrale in Web marketing & digital communication  e Creatività e design della comunicazione dello Iusve (Istituto Universitario Salesiano di Venezia).
Per lo Iusve, è stata tra gli ideatori di un master molto apprezzato: s’intitola Food & Wine 3.0 - Web Marketing & Digital Communication ed è giunto quest’anno alla sua terza edizione.
Per lei, Maria Pia, quale ingrediente non può mai mancare?
«Per tutta l’estate sono stata una fan dell’origano. Ma in questi ultimi giorni sto entrando nel periodo della curcuma. È il giallo ocra della stagione che arriva».
L’oggetto più divertente che ha in cucina?
«La mia piccola bilancia. La uso in realtà poco, perché vado sempre a occhio, ma averla lì vicino è rassicurante. Poi ha una bella forma e mi piace come oggetto da tenere sempre a portata di mano».
C’è una ricetta che le viene meglio di altre?
«Forse il risotto, in tutte le sue forme. Dal risotto di pesce a quello con le verdure. Fino agli arancini che posso fare con il riso avanzato dal giorno prima. Quando riesco a fare la spesa, mi lascio trasportare dalle suggestioni di stagione che mi sa dare il mercato veneziano. La materia prima è fondamentale perché tutto parte da là».
Quali qualità apprezza in un cuoco?
«Il cuoco che esalta la materia prima e ne esalta il sapore. Dovrebbe sempre esserci una supremazia della materia sull’artifizio. Amo la creatività che sa avere rispetto della natura. Mi piace sentire il broccolo che sa di broccolo, il lampone che sa di lampone, il branzino che sa di branzino. Quando trovo piatti troppo complicati, con salse e molti ingredienti insieme, che non esaltano il soggetto principale del piatto, rimango perplessa. Poi l’impiattamento, i colori e la parte estetica sono un imprescindibile nutrimento per gli occhi».
Che significato ha per lei il cibo?
«Il cibo per me è convivialità. È lo stare insieme. È poter comunicare con l’altro, nel senso proprio del mettere in comune, condividere. Attorno al cibo il dialogo assume un’intimità speciale. Ricordo molti momenti importanti della mia vita privata e professionale che hanno avuto luogo proprio a tavola. Anche il Master Food & Wine 3.0 è stata un’intuizione e una decisione presa proprio nel corso di un pranzo speciale a Venissa, sull’isola di Mazzorbo, con una chef d’eccezione come la bravissima Antonia Klugmann».
 
Mariagrazia Villa

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