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“Disanapianta”: piccole donne Braglia crescono (parte III)

2017-05-29 Continua la nostra intervista alle sorelle Francesca, Silvia e Lorella Braglia, fondatrici dell’associazione culturale “Disanapianta” di Reggio Emilia, che ha l’obiettivo di diffondere una miglior consapevolezza alimentare, contribuendo al maggior benessere psicofisico delle persone, grazie a una cucina naturale.
L’empatia, non solo la logica, è il quarto senso del futuro per Daniel Pink. Cosa volete che risuoni, sorelle Braglia, in chi gusta i vostri piatti?
«Cerchiamo di far tornare le persone al corpo e alla presenza mentale, mentre mangiano: masticare, respirare, assaporare, ascoltare i sapori e provare a riconoscerli, percepire quali cambiamenti fisiologici avvengono nell’organismo, accorgersi di se stessi... Oggi si assiste a una valorizzazione edonistica del cibo, ma non è ciò che noi cerchiamo di comunicare. Educhiamo a sentire il cibo, senza coglierlo solo nei suoi aspetti visivi, ma accogliendolo con tutti i sensi. Vogliamo anche slegare il cibo dalla funzione di mezzo consolatorio che spesso possiede: un mezzo per appagare, per consolare, per dare una risposta psicologica a un bisogno».
Il gioco, inteso come mancanza di seriosità, è il quinto senso. Su quali aspetti vi piace giocare?
«Nella ricetta, ci piace giocare con gusti, abbinamenti, consistenze, aspetti nutrizionali, ma anche nel trovare nuove correlazioni dell’alimentazione con la fisica quantistica, la psicologia o la spiritualità. Il nostro lavoro è tutta creatività! Cerchiamo sempre ricette perfette, dal punto di vista organolettico e nutrizionale, ad esempio unendo i ceci con la barbabietola rossa per potenziare l’assorbimento delle vitamine del gruppo B, o utilizzando le erbe aromatiche per aumentare la biodisponibilità delle molecole antiossidanti presenti nelle verdure a foglia verde. In una realtà dove tutti parlano di cosa si dovrebbe mangiare e resta tutto a livello teorico, noi mettiamo in pratica quanto diciamo, è il nostro punto di forza. Non ci limitiamo a dire che il riso integrale fa bene, insegniamo anche a cuocerlo... Come diceva Protagora, la teoria senza la pratica è cieca, così com’è cieca la pratica senza la teoria».
Infine, il sesto e ultimo senso: il significato delle esperienze, non più il loro accumularsi. Cos’è il cibo per voi?
«Per Lorella il cibo è una forma di comunicazione con se stessi. È il riuscire a mettere in relazione noi stessi e i nostri bisogni con ciò che il mondo è in grado di offrirci. In base a ciò che ci arriva dall’esterno cambia il nostro mondo interiore. Per Francesca, il cibo è un modo per dare amore, l’obiettivo ultimo verso di sé e verso gli altri. Un nutrimento molto più ampio, non solo fisico. Per Silvia, il cibo è il mondo che ci entra dentro e, quindi, la scelta di cosa far entrare dentro di noi è un’alchimia che ci trasforma. Quando parliamo di cucina naturale, tutte tre ci riferiamo al quarto punto del World Cancer Research Fund, il quale consiglia di mangiare prevalentemente cibo vegetale, con un’ampia varietà di cereali non raffinati, legumi, verdure e frutta. Inoltre, aspiriamo a una dimensione etica nel salvaguardare l’ambiente, non impoverirlo e, laddove è possibile, non strumentalizzare altre vite. Siamo, però, oltre le etichette di “veganesimo” o “vegetarianesimo”: abbiamo un atteggiamento di gratitudine verso quanto il mondo e le persone ci offrono».

Mariagrazia Villa

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