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Cecilia Mattioli: in cucina, più apprendista che maga

2017-12-05 Il suo sogno non è avere una cucina come quella di Gordon Ramsay, ma una biblioteca come quella del “Nome della Rosa”. Perché la ferrarese Cecilia Mattioli è appassionata di cultura classica, e non ha mai smesso di studiarla, fin dalla laurea in lettere classiche a Bologna.
Ha lavorato per sette anni per una catena di librerie, per la quale aveva il compito di avviare i punti vendita e formare il personale. Un lavoro che l’ha portata in giro per l’Italia e le ha permesso di dedicarsi ad un oggetto che ama molto: il libro. Dal 2004 lavora in Coop Alleanza 3.0: all’interno della Direzione Politiche Sociali, collabora alle attività di educazione al consumo consapevole che la cooperativa svolge con le scuole.
Da circa un anno scrive sul suo blog personale, in cui recensisce soprattutto libri e, in modo più occasionale, film ed eventi culturali.
Il primo pensiero, Cecilia, quando entri in cucina?
«Il primo pensiero è che, per fortuna, la mia cucina è tutt’uno con la sala da pranzo e questo mi permette di essere meno in soggezione. Ho sempre considerato la cucina come un ambiente magico, nel quale avvengono dei prodigi che assemblano gli ingredienti e li trasformano in piatti semplici e complessi. Ciò che mi manca è il padroneggiare con disinvoltura le formule magiche che occorrono per realizzare i prodigi, quindi la cucina è un ambiente in cui mi sento più apprendista che maga».
Il piatto più rappresentativo della tua vita e perché.
«Il piatto che mi accompagna da sempre, nelle occasioni che contano per me, è la torta di riso che prepara mio padre. Ti racconto una storia. Quando ero piccola, nel giorno del mio compleanno, i miei genitori organizzavano il pranzo con tutti i parenti, i nonni, gli zii, i cugini. Per l’occasione, ovviamente, la torta di compleanno con le immancabili candeline da spegnere era una millefoglie che preparava una prestigiosa pasticceria di Ferrara, il Caffè Europa. Ebbene, mia mamma tuttora mi racconta che non le ho mai dato la soddisfazione di mangiare la torta della pasticceria, mentre mangiavo a piene mani la torta di riso fatta in casa. È proprio il caso di dire che è il piatto che mi accompagna da sempre e, ancora oggi, è la torta che scelgo quando voglio festeggiare, anche senza motivo».
Il vino che ti fa battere il cuore.
«Va bene ugualmente se ti indico una birra? Non bevo vino, ma amo molto la birra e la mia preferita è la Hoegaarden, la regina delle birre bianche. È la birra che ho bevuto la prima volta che ho bevuto qualcosa di alcolico, quindi “mi fa battere il cuore” nel senso che mi ricorda momenti belli della mia ormai passata gioventù».
Quale ingrediente non può mai mancare, quando cucini?
«Premesso che cucino pochissimo, direi che nella mia cucina non possono mai mancare le verdure. Gli ortaggi sono colorati e mi mettono grande allegria. Altra caratteristica fondamentale è che mi danno grandi soddisfazioni, perché non richiedono particolari elaborazioni per essere gustosi. Cosa c’è di più bello di un piatto di verdure al forno o di un minestrone in inverno e di un pinzimonio in estate?».
Qual è l’oggetto più divertente che hai in cucina?
«Una gallina di peluche che butta gli occhi al cielo mentre mi guarda cucinare. Scherzi a parte, non ho oggetti particolarmente divertenti. Direi piuttosto che ho l’attrezzatura di base. Se vuoi, però, ti dico che la mia più grande alleata è la pentola a pressione. Lavorando tutto il giorno fuori casa, alla sera ho poco tempo per cucinare e la pentola a pressione mi permette di preparare la cena davvero in velocità» (segue).
 
Mariagrazia Villa

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